Scottato

Sono le otto passate e il treno regionale per Milano avanza ad andatura costante attraversando valli, città e lunghi e bui tunnel.

È affollato, ma silenzioso per la quantità di persone che lo popolano: c’è chi legge, chi ascolta musica, chi lavora al computer e chi chiacchiera a bassa voce.

Nella fila di posti di fronte a me c’è una ragazza intenta a leggere un libro mentre canticchia parole di una canzone che non conosco.

Ha un profumo dolcissimo che ha invaso tutto il vagone.

Non è una di quelle ragazze che quando incontri per strada ti giri per quanto è bella, ma interessante e particolare.

Ha i capelli mossi di un castano chiaro, li porta raccolti in parte, e quelli, liberi danzano con il treno. Ha occhi profondi e vivi, labbra carnose e lineamenti delicati nonostante la mandibola marcata.

Continuo a guardarla cercando di capire che tipo di persona possa essere e, inebetito dal suo dolce profumo, le tiro un sorriso che mi viene subito ricambiato. Da quell’istante parte un imbarazzante gioco di sguardi.

Colpendo il fondo del pacchetto, faccio saltare fuori una sigaretta, la prendo e mi dirigo verso il bagno per fumarla.

Mentre mi allontano il profumo è costante e sembra non diminuire di intensità, facendomi continuare a pensare a lei.

Spalanco la porta del gabinetto e immediatamente vengo investito dall’odore di piscio che ne allaga il pavimento. Improvvisamente la mia mente si svuota, entro, chiudo la porta e mi accendo la sigaretta accostandomi al finestrino.

Faccio lunghi e profondi tiri fino a bruciarmi le labbra.

 

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